Essere sui social è come mettersi in piazza

E parliamo di noi anche a chi non avremmo mai pensato: Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, società di selezione del personale

"Scusa ma qual è il tuo profilo su Facebook perchè io non ti ho trovata!"


Non è la prima volta che qualcuno mi pone questa domanda. In realtà nel mio caso specifico hanno difficoltà oggettive a trovarmi perchè io non ho un profilo social o meglio ho creato un account nel 2008 ma non ho mai inserito nulla, neanche la foto. Non ho mai creduto nella "verità" di ciò che viene pubblicato sui profili personali. 

Del resto sono diversi i sondaggi che confermano da anni la tendenza a mentire on line e la difficoltà a vivere all'altezza del proprio alter ego fittizio*. 

Quando si pubblica una foto oppure si scrive un post si pensa solo alla cerchia di amici, colleghi e conoscenti che lo vedranno.

In pochi sono a conoscenza del fatto che, invece, i profili social sono passati al setaccio anche da chi cerca sul nostro conto informazioni più strutturate e con altre finalità. 

Agenzia delle Entrate (con la circolare 16/E del 2016) e Guardia di Finanza (con la circolare 1/2018, diramata a fine 2017) hanno ammesso  il ricorso alle "fonti aperte"  (compresi siti e social network) per riscontrare una incompatibilità tra il tenore di vita risultante dai social e il reddito dichiarato. Anche nelle Linee guida per la programmazione 2020 delle Entrate si chiede ai funzionari degli uffici periferici di cercare le finte Onlus monitorando anche i siti internet «che pubblicizzano l’offerta di prodotti o servizi commerciali, come i centri benessere, la gestione di palestre, piscine» o magari cinema e teatri.

Così come pure sono tantissimi gli articoli sul  personal branding che, rispetto ai social, consigliano di prestare sempre attenzione a ciò che si dice (es. opinioni politiche) evitando eccessi perchè qualsiasi esternazione può essere intercettata da un potenziale datore di lavoro. Infatti anche le società specializzate in selezione del personale fanno uso da tempo del social recruiting: al momento di valutare i candidati confrontano le informazioni presenti sul curriculum vitae con quelle raccolte dalle pagine social del candidato in modo da ottenere un quadro più completo ed esaustivo della persona ricercata. Anche superando i limiti al trattamento da parte dei datori di lavoro che può presentare un rischio elevato per le libertà e i diritti degli interessati.

E voi cosa postate sui profili social?

*Letture per farsi un'idea ed approfondire

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